
Il primo documento, che è il più antico, è molto scheletrico nella sua enunciazione: presenta il nome del martire, il luogo del sepolcro e il culto dato al martire il 20 di gennaio. Gli altri Calendari (cartaginese e geronimiano), i Sacramentari (gelasiano, gregoriano), gli Itinerari del Medioevo (Notitiae ecclesiarum Urbis Romae, De Locis Sanctis Martyrum, etc.) sono documenti posteriori e non fanno che confermare il nome e il luogo di culto del martire.
S. Ambrogio, nel citato commento al Salmo 118, lo dice di origine milanese "hic mediolanesis oriundus est", ma non precisa se sia nato veramente in questa città o piuttosto a Narbona in Gallia meridionale come affermano alcune leggende latine e greche.
Sebastiano nacque da madre milanese sposata ad un funzionario romano della Gallia meridionale. Non sappiamo nulla sugli anni della sua infanzia. La preghiera della novena suppone che è stato educato dalla madre che era molto cristiana. Sembra pure che il padre era cristiano.
Sebastiano fu cresciuto in questo ambiente di fede viva che lo fece diventare un servitore fedele di Cristo.
Verso l'anno 283, Sebastiano si recò a Roma. S. Ambrogio che fu vescovo di Milano un secolo dopo, ci spiega perchè Sebastiano si trasferì a Roma. Negli anni della persecuzione per cui Sebastiano preferì recarsi a Roma ove la persecuzione era più crudele. Il giovane Sebastiano era mosso dal desiderio di difendere la fede cristiana. Ed è così che Sebastiano scelse la carriera militare per venire in aiuto ai suoi fratelli nella fede. Sebastiano entrò quindi nelle guardie pretoriane raggiungendo ben presto alte cariche. Per la sua fedeltà e lealtà divenne gradito agli imperatori Diocleziano e Massimiano che lo chiamarono a far parte delle guardie personali. Proprioper questa fiducia imperiale potè svolgere per molto tempo un'azione efficace in sostegno dei cristiani in carcere, come di propaganda in mezzo alle famiglie nobili ed ai magistrati.
I primi che Sebastiano ebbe a sostenere ed a confrontare furono Marco e Marcellino. Marco e Marcellino erano due fratelli convertiti alla fede cristiana. I loro genitori, Traquillino e Marcia, anziani, nobili e rispettati, ottennero dal prefeto di Roma Claudio, che fosse dato loro un tempo di 3 giorni prima dell'esecuzione della sentenza di morte. I genitori e le mogli speravano così di poter dissuadere i giovani cristiani. Questi furono consegnati in custodia vigilata presso il magistrato Nicostrato. Sebastiano, ammesso a visitargli, si rese subito conto del pericolo in cui versavano dovendo affrontare i loro genitori in lacrime. Non avrebbero potuto resistere e avrebbero rinunciato alla loro fede. Sebastiano si mise a parlare con i prigionieri e con i loro genitori e lo fece così bene che tutti ritrovarono la pace.
La moglie di Nicostrato, di nome Zoè, era presente. Da 6 anni era diventata muta. Fu così commossa dalle parole di Sebastiano che gli si prostrò innanzi con ammirazione. Sebastiano fece sulle sue labbra un segno di croce e subito si sciolse la sua lingua. Questo fù l'inizio di una catena di conversioni. Si convertirono i genitori di Marco e Marcellino, Tarquillino e Marcia, Nicostrato e la moglie Zoe, Claudio il prefetto di Roma e la moglie Sinforosa, e i loro figli Felicissimo e Felice, 16 prigionieri e molte altre persone della nobiltà. Tutti furono battezzati dal sacerdote Policarpo ceh Sebastiano andò a chiamare.
Al termine dei 3 giorni di custodia, il governatore della città Cromazio, fece venire Tranquillino il padre dei 2 giovani. E venne a sapere che nel frattempo Tranquillino si era convertito alla fede cristiana e che ricevendo il battesimo si era trovato guarito da una malattia di cui soffriva. E come il governatore soffriva della medesima malattia, chiese lo stesso favore a Sebastiano. Cromazio fu guarito, si fece battezzare e chiese il battesimo per il suo figlio Tiburzio. Inoltre scarcerò tutti i prigionieri che si erano già convertiti, mise in libertà i suoi schiavi e si dimise dalla sua carica.
Tutti questi avvenimenti si compirono alla fine dell'anno 284. La persecuzione andava sempre peggiorando. E Sebastiano fu sempre vicino ai cristiani in difficoltà. Ebbe numerosi e notevoli successi, confortati da avvenimenti miracolosi. Famiglie nobili intere si convertirono al cristianesimo, catechizzate dal prete Policarpo e battezzate da Papa Caio.
L'imperatore Diocleziano, non sapendo ancora che Sebastiano fosse cristiano, lo promosse centurione delle guardie personali cioè capo della prima coorte della reggia. E poco dopo il papa Caio gli conferì il glorioso titolo di difensore della Chiesa.
ammette che il martirio avvenne sicuramente a Roma ma non determina con esattezza l'anno della morte.
Possiamo quindi concludere che di Sebastiano quello che si conosce di storico si riduce al martirio romano, alla sepoltura in catacumbas e alla data della festività, il 20 di gennaio.
L'anno 286, ci fu una crudelissima persecuzione. Zoe, la moglie di Nicostrato fu arrestata mentre si recava alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo per pregare. Fu bruciata viva e buttata nel Tevere il 5 di luglio. Il vecchio Tranquillino che non ammetteva che una fragile donna fosse più coraggiosa di lui, andò anche egli alle tombe degli apostoli e si fece arrestare. Venne consegnato alla plebaglia che lo lapidò il 6 luglio. Nicostrato, Claudio, Castor e Vittorino andarono alla ricerca delle salme dei martire, ma furono fermati, sottoposti a tormenti e infine buttati nel evere. TIburzio fu decapitato, Castulo sepolto vivo mentre Marco e Marcellino erano trafitti di frecce. Tanti furono i martiri che Sebastiano ebbe a sostenere contro il terrore dei tormenti e di cui raccolse con pietà le salme.
Una così intensa propaganda cristiana da parte di Sebastiano, unita a uno zelo per l'assistenza ai carcerati e alla cura per la sepoltura dei martiri, non passarono inosservati. Infatti dopo aver dato sepoltura assieme a Melchiade, ai ss. Quattro Coronati, fu chiamato e sottoposto a giudizio dagli imperatori. Sebastiano, accusato di ingratitudine, sosteneva che aveva sempre svolto fedelmente il suo dovere e che pregava Dio per la prosperità dell'impero. Diocleziano, irritato dal suo linguaggio ed esasperato dalla sua costanza nella professione cristiana, ordinò la condanna a morte del giovane militare mediante il supplizio delle frecce. Trasferito dai suoi commilitoni in un campo, fu legato ignudo ad un palo e colpito da tante frecce da sembrare un riccio. I carnefici credendolo morto lo abbandonarono sul posto; ma di notte i cristiani, fra cui Irene, vedova del martire Castulo, recatasi sul luogo del martirio per recuperare la salma di Sebastiano e darle degna sepoltura, si accorsero che era ancora vivo. Fu curato dalla nobile donna nel suo palazzo del Palatino ove miracolosamente riacquistò la salute.
I cristiani allora lo pregarono di abbandonare Roma onde aver salva la vita; egli invece, mentre i due imperatori si recarono a compiere un rito al tempio di Ercole, volle affrontarli pubblicamente per proclamare solennemente la fede in Cristo. Rimproverò Diocleziano della sua crudeltà: "Se Lei vole vivere in pace, -disse- smetta di spargere il sangue degli innocenti."
Dopo la prima sorpresa, Diocleziano fece catturare Sebastiano che fu finito con la flagellazione nell'ippodromo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettato in una cloaca perchè i cristiani non lo recuperassero e lo venerassero. Però lo stesso santo apparve in visione alla matrona Lucina indicandole il luogo ove giaceva il suo corpo ed ordinandole di seppellirlo presso la tomba dei SS. Pietro e Paolo sulla via Appia. Lucina eseguì quanto comandato e diede onorata sepoltura al martire nel cimitero in Catacumbas.
Questo avvenne secondo la leggenda il 20 gennaio dell'anno 288. La comunità cristiana di Roma pianse il suo martire e portò il lutto per 30 giorni.
Sebastiano fu cresciuto in questo ambiente di fede viva che lo fece diventare un servitore fedele di Cristo.
Verso l'anno 283, Sebastiano si recò a Roma. S. Ambrogio che fu vescovo di Milano un secolo dopo, ci spiega perchè Sebastiano si trasferì a Roma. Negli anni della persecuzione per cui Sebastiano preferì recarsi a Roma ove la persecuzione era più crudele. Il giovane Sebastiano era mosso dal desiderio di difendere la fede cristiana. Ed è così che Sebastiano scelse la carriera militare per venire in aiuto ai suoi fratelli nella fede. Sebastiano entrò quindi nelle guardie pretoriane raggiungendo ben presto alte cariche. Per la sua fedeltà e lealtà divenne gradito agli imperatori Diocleziano e Massimiano che lo chiamarono a far parte delle guardie personali. Proprioper questa fiducia imperiale potè svolgere per molto tempo un'azione efficace in sostegno dei cristiani in carcere, come di propaganda in mezzo alle famiglie nobili ed ai magistrati.
I primi che Sebastiano ebbe a sostenere ed a confrontare furono Marco e Marcellino. Marco e Marcellino erano due fratelli convertiti alla fede cristiana. I loro genitori, Traquillino e Marcia, anziani, nobili e rispettati, ottennero dal prefeto di Roma Claudio, che fosse dato loro un tempo di 3 giorni prima dell'esecuzione della sentenza di morte. I genitori e le mogli speravano così di poter dissuadere i giovani cristiani. Questi furono consegnati in custodia vigilata presso il magistrato Nicostrato. Sebastiano, ammesso a visitargli, si rese subito conto del pericolo in cui versavano dovendo affrontare i loro genitori in lacrime. Non avrebbero potuto resistere e avrebbero rinunciato alla loro fede. Sebastiano si mise a parlare con i prigionieri e con i loro genitori e lo fece così bene che tutti ritrovarono la pace.
La moglie di Nicostrato, di nome Zoè, era presente. Da 6 anni era diventata muta. Fu così commossa dalle parole di Sebastiano che gli si prostrò innanzi con ammirazione. Sebastiano fece sulle sue labbra un segno di croce e subito si sciolse la sua lingua. Questo fù l'inizio di una catena di conversioni. Si convertirono i genitori di Marco e Marcellino, Tarquillino e Marcia, Nicostrato e la moglie Zoe, Claudio il prefetto di Roma e la moglie Sinforosa, e i loro figli Felicissimo e Felice, 16 prigionieri e molte altre persone della nobiltà. Tutti furono battezzati dal sacerdote Policarpo ceh Sebastiano andò a chiamare.
Al termine dei 3 giorni di custodia, il governatore della città Cromazio, fece venire Tranquillino il padre dei 2 giovani. E venne a sapere che nel frattempo Tranquillino si era convertito alla fede cristiana e che ricevendo il battesimo si era trovato guarito da una malattia di cui soffriva. E come il governatore soffriva della medesima malattia, chiese lo stesso favore a Sebastiano. Cromazio fu guarito, si fece battezzare e chiese il battesimo per il suo figlio Tiburzio. Inoltre scarcerò tutti i prigionieri che si erano già convertiti, mise in libertà i suoi schiavi e si dimise dalla sua carica.
Tutti questi avvenimenti si compirono alla fine dell'anno 284. La persecuzione andava sempre peggiorando. E Sebastiano fu sempre vicino ai cristiani in difficoltà. Ebbe numerosi e notevoli successi, confortati da avvenimenti miracolosi. Famiglie nobili intere si convertirono al cristianesimo, catechizzate dal prete Policarpo e battezzate da Papa Caio.
L'imperatore Diocleziano, non sapendo ancora che Sebastiano fosse cristiano, lo promosse centurione delle guardie personali cioè capo della prima coorte della reggia. E poco dopo il papa Caio gli conferì il glorioso titolo di difensore della Chiesa.
ammette che il martirio avvenne sicuramente a Roma ma non determina con esattezza l'anno della morte.
Possiamo quindi concludere che di Sebastiano quello che si conosce di storico si riduce al martirio romano, alla sepoltura in catacumbas e alla data della festività, il 20 di gennaio.
L'anno 286, ci fu una crudelissima persecuzione. Zoe, la moglie di Nicostrato fu arrestata mentre si recava alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo per pregare. Fu bruciata viva e buttata nel Tevere il 5 di luglio. Il vecchio Tranquillino che non ammetteva che una fragile donna fosse più coraggiosa di lui, andò anche egli alle tombe degli apostoli e si fece arrestare. Venne consegnato alla plebaglia che lo lapidò il 6 luglio. Nicostrato, Claudio, Castor e Vittorino andarono alla ricerca delle salme dei martire, ma furono fermati, sottoposti a tormenti e infine buttati nel evere. TIburzio fu decapitato, Castulo sepolto vivo mentre Marco e Marcellino erano trafitti di frecce. Tanti furono i martiri che Sebastiano ebbe a sostenere contro il terrore dei tormenti e di cui raccolse con pietà le salme.
Una così intensa propaganda cristiana da parte di Sebastiano, unita a uno zelo per l'assistenza ai carcerati e alla cura per la sepoltura dei martiri, non passarono inosservati. Infatti dopo aver dato sepoltura assieme a Melchiade, ai ss. Quattro Coronati, fu chiamato e sottoposto a giudizio dagli imperatori. Sebastiano, accusato di ingratitudine, sosteneva che aveva sempre svolto fedelmente il suo dovere e che pregava Dio per la prosperità dell'impero. Diocleziano, irritato dal suo linguaggio ed esasperato dalla sua costanza nella professione cristiana, ordinò la condanna a morte del giovane militare mediante il supplizio delle frecce. Trasferito dai suoi commilitoni in un campo, fu legato ignudo ad un palo e colpito da tante frecce da sembrare un riccio. I carnefici credendolo morto lo abbandonarono sul posto; ma di notte i cristiani, fra cui Irene, vedova del martire Castulo, recatasi sul luogo del martirio per recuperare la salma di Sebastiano e darle degna sepoltura, si accorsero che era ancora vivo. Fu curato dalla nobile donna nel suo palazzo del Palatino ove miracolosamente riacquistò la salute.
I cristiani allora lo pregarono di abbandonare Roma onde aver salva la vita; egli invece, mentre i due imperatori si recarono a compiere un rito al tempio di Ercole, volle affrontarli pubblicamente per proclamare solennemente la fede in Cristo. Rimproverò Diocleziano della sua crudeltà: "Se Lei vole vivere in pace, -disse- smetta di spargere il sangue degli innocenti."
Dopo la prima sorpresa, Diocleziano fece catturare Sebastiano che fu finito con la flagellazione nell'ippodromo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettato in una cloaca perchè i cristiani non lo recuperassero e lo venerassero. Però lo stesso santo apparve in visione alla matrona Lucina indicandole il luogo ove giaceva il suo corpo ed ordinandole di seppellirlo presso la tomba dei SS. Pietro e Paolo sulla via Appia. Lucina eseguì quanto comandato e diede onorata sepoltura al martire nel cimitero in Catacumbas.
Questo avvenne secondo la leggenda il 20 gennaio dell'anno 288. La comunità cristiana di Roma pianse il suo martire e portò il lutto per 30 giorni.
La passio leggendaria ha contribuito in, non piccola misura, ad ampaire la fama e la venerazione di questo martire, influenzando culto, arte, letteratura, iconografia.
Anche nei tempi recenti, il fascino della leggenda di San Sebastiano non ha perso la sua attrattiva.
Anche nei tempi recenti, il fascino della leggenda di San Sebastiano non ha perso la sua attrattiva.
Questa famosa leggenda sarebbe stata composta da un romano verso la metà del secolo. V. L'autore non è S.Ambrogio come affermava nel sec. X il monaco Odilone e molti altri dopo di lui, ma un abile scrittore di Roma e conoscitore dell'ambiente romano. Questa affermazione, ormai condivisa dalla grandissima maggioranza degli agiografi, la si trae da una critica interna del testo. Infatti le descrizioni topografiche romane, ove gli episodi della vita del santo si svolgono, essendo troppo precise e minuziose, indicano che il compositore era o del luogo o vissuto a lungo nell'ambiente romano. Si pensa tra altri ai monaci del monastero che papa Sisto III costruì in catacumbas per il servizio dei numerosissimi pellegrini.
La legenda di S. Sebastiano si presenta come un romanzo storico ricco di particolari prodigiosi, di moltissime conversioni, di lunghi discorsi in difesa della fede cristiana e di descrizioni di supplizi. Vi sono raggruppati intorno alla persona di San Sebastiano molti altri autentici ma che niente hanno in comune con lui, e personaggi ignoti, usciti dalla fantasia dell'autore. Sono tutti espedienti cari agli agiografi del tempo per rendere più attraente il loro racconto. La leggenda aveva lo scopo di allargare il culto del Santo e sicuramente ci è riuscita.
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